Il Granchio Blu Atlantico è una specie aliena che ha invaso il Mediterraneo, compresi i mari italiani. Per contrastare la sua diffusione incontrollata, l’Unci Agroalimentare propone di incrementarne la pesca e il consumo
Dallo Jonio al Tirreno all’Adriatico; dalle coste della Sicilia a quelle della Campania, del Lazio, della Puglia, della Liguria; dalle Valli del Comacchio alla laguna di Venezia, alle lagune di Oristano e via dicendo. Il granchio reale blu o granchio azzurro – Callinectes sapidus il suo nome scientifico – è un crostaceo originario dell’Atlantico occidentale che in poco tempo è riuscito a colonizzare il Mediterraneo, invadendo anche i mari italiani e diventando una delle cosiddette specie aliene più temute.
Le specie ittiche non indigene – provenienti soprattutto dal Mar Rosso attraverso il Canale di Suez, ma anche da altri mari e oceani mediante ad esempio le acque di zavorra delle navi – da alcuni anni sono aumentate diffondendosi nel bacino del Mediterraneo molto più rapidamente che in passato. Di ciò la responsabilità principale è attribuita ai cambiamenti climatici e in particolare al riscaldamento delle acque. Qualunque sia la causa dell’accelerazione del processo di colonizzazione del granchio reale blu, la sua progressiva diffusione sta suscitando attenzioni e preoccupazioni; come di recente è emerso in una serie di incontri organizzati in giro per l’Italia, nell’ambito del “Programma Nazionale Triennale della Pesca e dell’Acquacoltura – annualità 2022” da Unci Agroalimentare. La quale è emanazione dell’Unione nazionale cooperative italiane e rappresenta il 45% delle imprese e cooperative della filiera agroalimentare ed ittica del nostro Paese.
Nella siciliana Marsala, a Goro vicino al delta del Po, in provincia di Ferrara, a Ciro Marina in Calabria e nelle altre città dove si sono svolti gli appuntamenti previsti, i pescatori che hanno partecipato hanno evidenziato le varie criticità legate al Callinectes sapidus considerato una grossa minaccia per la biodiversità delle zone in cui è massivamente presente, poiché prevale sulle specie autoctone, tipo i molluschi bivalvi, minando quindi pericolosamente l’equilibrio di ecosistemi marini. A ciò si aggiungono i danni che spesso riesce a creare agli attrezzi di pesca. Il granchio reale blu può infatti raggiungere notevoli dimensioni con una larghezza del carapace superiore ai 20 centimetri.
Inoltre le sue carni sono commestibili e saporite, ed è questo aspetto che Unci Agroalimentare ha evidenziato con la sua proposta, rivolta ai pescatori locali, di una pesca selettiva per diffondere vendite e consumi del suddetto crostaceo, che già in Italia si è iniziato a commercializzare in alcune località, fra cui – per fare qualche esempio – il mercato ittico di Comacchio, delle pescherie di Chioggia e Venezia, qualche mercato siciliano come a Siracusa e a Catania. Per il presidente Gennaro Scognamiglio: “La pesca selettiva e l’incremento delle vendite potrebbero contribuire a tenere sotto controllo questa specie molto aggressiva e invasiva, aiutando nel contempo i pescatori sul piano economico. Con la collaborazione di ricercatori e degli stessi pescatori, Unci si pone quale portavoce di una ricerca per approfondire la conoscenza di specie ittiche a noi ancora poco conosciute, mirata a costituire una forma di diversificazione del reddito”.