Questa volta non vi racconto un luogo. A tenere banco infatti sono le sensazioni che ho provato incrociando lo sguardo e gli pneumatici della mia auto con questi ruderi isolati in una delle zone più appartate della Sicilia. Immaginate di percorrere la Statale 120 che collega la costa orientale con il versante Tirrenico, passando dall’Etna ai Nebrodi e alle Madonie, e di trovarvi nel nel mezzo del nulla nel tratto tra Cesarò e Troina.
UN PAESAGGIO CANGIANTE
Intendiamoci subito: il nulla in Sicilia significa quasi sempre paesaggi stupefacenti che variano totalmente con il succedersi delle stagioni, panorami fatti di campagne ingiallite del sole di giugno o verdi pascoli autunnali, pendii scoscesi e selvaggi che convivono, gomito a gomito, con dolci colline primaverili punteggiate di giardini agrumati, campi di ulivi, mandorleti; rupi e orridi infernali, si alternano alle visioni paradisiche dei ricchi frutteti. Bene, la prima sensazione che vi racconto è quella della sorpresa: nonostante avessi già percorso questo tratto non mi ero reso conto prima di quanto fosse affascinante Borgo Giuliano, in territorio di San Teodoro (ME).
UN SET NATURALE CHE ASPETTA SOLO I TURISTI
Forse, la neve e le intemperie delle occasioni passate avevano protetto questa manciata di case abbandonate dal mio sguardo indiscreto. Ma stavola no: stupore misto a melanconia. Ecco le sensazioni successive, quelle emerse appena le mie scarpe e la reflex hanno cominiciato ad aggirarsi tra i ruderi di questo paese fantasma costruito dallo Stato nel 1940 per favorire la colonizzazione delle campagne distratte ai latifondisti siciliani. Una chiesa, una manciata di abitazioni, un edificio scolastico, la stazione dei carabinieri, l’ufficio postale e qualche bottega di artigiani… Borgo Giuliano era tutto qua. Ma oggi non c’è neppure tutto ciò.
Queste pietre piantate tra Nebrodi e Madonie dagli operai del Fascio durante la seconda guerra mondiale, come la bandiera americana di Armostrong e Aldrin sul suolo lunare, sono la rappresentazione di una conquista che rischia di diventare inutile. Inutile se non si corre velocemente ai ripari, come si è fatto in altri luoghi come questo che sono diventati strutture turistiche, set cinematografici, parchi a tema.
Secondo una relazione dell’Ente Sviluppo Agricolo, Borgo Giuliano insieme agli altri insediamenti rurali come questo disseminati in buona parte del territorio siciliano, avrebbe dovuto far parte di un progetto di valorizzazione turistica chiamato “Via dei borghi”. Chissà. Per il momento mi assale un po’ di tristezza, mista a speranza. Sono le ultime sensazioni che vi racconto, mentre immagino decine di escursionisti ammaliati dal paesaggio selvaggio puntellato di piante di ferula che sorseggiano una spremuta d’arancia nella veranda del “nuovo rifugio Borgo Giuliano”.