Con una cena a sei mani nel cuore dell’altopiano ibleo tre giovani chef mi vogliono convincere a demolire una manciata di luoghi comuni che facilmente ognuno di noi si costruisce nell’arco di una vita. Mi aggiro liberamente, con reflex al seguito, tra i tavoli e la cucina del ristorante Éstro di Palazzolo Acreide, un locale di nuova apertura, elegante e moderno negli arredi, innovativo con giudizio nell’offerta gastronomica. Almeno così avevo sentito dire in giro, negli ambienti frequentati da alcuni gourmet di mia conoscenza.
I tre chef protagonisti dell’evento – dicevo – mi devono convincere che sapienza e giovinezza possono stare insieme nella stessa persona, così come éstro e semplicità riescono a convivere in un piatto. Con la sincerità si può osare, fino al punto da credere in qualcosa che all’apparenza sembra un paradosso. Giuseppe Luparelli e Lorenzo Sorrentino sono gli chef del ristorante protagonista dell’evento che ospita Francesco Mineo, chef della Locanda del Colonnello di Modica. L’eta media – ad occhio – si aggira sui 28/30 anni, forse meno, ma da come si muovono in cucina questi giovani e talentuosi cucinieri sembrano veterani dei fornelli.
Le impressioni si fanno certezze a tavola fin dai primi piatti: la zuppetta di ortaggi invernali e midollo mi ha convinto profondamente grazie al giusto equilibrio tra la forza dei funghi cardoncelli, la delicata amarezza della crema di radicchio e la dolce consistenza delle castagne. Interessante anche la battuta di vitello con la spuma di cipolla accompagnata dalla scarpetta di pane alle patate.
Senza eccezionali pretese ma ben fatte anche le linguine al burro con trippa e tartufo di Palazzolo Acreide, ma poco dopo a compensare è arrivato un piatto straordinario per semplicità e al tempo stesso audacia degli abbinamenti: la fregola surprice, con bietole, mandarino e latte di mandorla su fondo di cottura di maialino sarà difficile da dimenticare. Come del resto la cosa di vitello al cioccolato con patate ed erbe spontanee. Una vera leccornia.
Per finire mandorle tostate su cachi e sesamo di Ispica e la piccola biscotteria. A completare l’esperienza gli abbinamenti pensati dai sommelier Mattia Lorenzo e Alessandro Catania con vini esclusivamente siciliani: Viteadovest nr. 73, Vivera Terra dei Sogni e Rosso di Contrada di Marabino.
Che dire, il titolo scelto per questa cena gourmet, Pane al pane, vino al vino non lasciava dubbi sul richiamo alla sincerità. A parer mio i tre chef sinceri lo sono stati fino in fondo, con noi commensali, ma soprattutto con se stessi, facendo onore alla fama di enfant prodige della ristorazione del Sud Est siciliano.